Fondo WORKING TOGETHER BUILDING TOMORROW
Il Fondo nasce con l'obiettivo di sostenere iniziative di utilità sociale nel rispetto di quanto stabilito dal Codice del Terzo Settore e, in particolare, di:
promuovere l'istituzione di borse di studio, presso soggetti educativi selezionati, riservate a ragazzi inseriti in nuclei familiari all’interno dei quali sia presente la problematica della carcerazione o dell’esecuzione penale esterna da parte di un genitore;
promuovere, sviluppare e potenziare soggetti che, vocazionalmente, già si occupano dell’accoglienza di ex detenuti o, comunque, di persone “in uscita” dal sistema carcerario e del loro reinserimento lavorativo e sociale.
L’Associazione si prefigge di promuovere le proprie finalità attraverso lo svolgimento continuato di promozione sociale a favore degli Associati e di terzi, anche mediante la fattiva organizzazione e gestione di attività culturali, artistiche o ricreative di interesse sociale, incluse attività – anche editoriali – di promozione e diffusione della cultura e della pratica del volontariato, della cultura e della pratica della responsabilità sociale delle imprese e del ruolo che, in tal senso, le stesse possono assumere attraverso il riconoscimento giuridico dello status di impresa benefit e delle attività di interesse generale; anche attraverso la costituzione di una fondazione autonoma o di un altro ente non profit.
La carcerazione espone la persona che la subisce ad una fragilità che si traduce nella difficoltà alla riassunzione, al termine della stessa o durante l’eventuale esecuzione penale esterna, della totalità delle situazioni “vitali” in cui la libertà viene esercitata nelle circostanze della vita. Chiunque subisca una carcerazione, anche se vissuta positivamente come percorso di rieducazione, si ritrova a fare i conti con un ritorno alla normalità, che, lungi dall’essere facile ed immediato, finisce spesso per tradursi in una impossibile utopia, con conseguente chiusura del soggetto nella propria “confort zone”, nella sfera dei “ricordi di un tempo”, in cui si ripropongono i fantasmi del proprio trascorso come uniche possibilità di momentanee e sterili sembianze di felicità. L’autore di un reato, dopo la carcerazione, diventa un soggetto fragile, in primo luogo per la stigmatizzazione sociale che subisce indipendentemente dall’essersi pentito o meno, indipendentemente da un percorso reale di rieducazione compiuto o meno, indipendentemente dal suo desiderio di reinserimento positivo nella comunità sociale o dal perdurare di dipendenze patologihe ed estraneizzanti rispetto alla stessa comunità. Tale stigmatizzazione si traduce in emarginazione, isolamento e denigrazione del soggetto da parte della comunità sociale. Le deviazioni dall’esercizio della libertà in senso positivo diventano recidivanti ed il soggetto è esposto ad una ricaduta in patologici comportamenti. Combattere la recidiva penale vuol dire in primis affermare che sia possibile una visione alternativa a quella di un ex carcerato come soggetto “diverso”, come irremediabilmente appartenente alla categoria delle persone sgradite nel convivium sociale; vuol dire lavorare affinchè la pena subita si trasformi da remunerazione del male compiuto a riconciliazione per un domani migliore. In questo percorso di lavoro è fondamentale capire che il reinserimento sociale di un ex carcerato non è compito esclusivo dell’Ente Pubblico o del volontariato solidale, ma è un paradigma di una sussidiarietà circolare che vede come attori sia l’ex carcerato, sia l’Ente Pubblico, sia il volontariato solidale, ma anche la società stessa, soprattutto nella sua componente economica. Se con il diritto l’ex carcerato sia stato o meno recuperato alle regole comuni di convivenza, con l’economia ed i suoi attori deve essere recuperato alla partecipazione ed amministrazione del bene comune, in cui lo stesso si senta attore e possa mutare da soggetto passivo, destinatario di solidarietà, a soggetto attivo di nuova solidarietà. Tale visione generale del sogno “recidiva zero” si può tradurre in tantissimi piani operativi; a noi sembrano importanti almeno due percorsi di sussidiarietà circolare che proponiamo a partire dal nostro territorio regionale, con il desiderio di poterli replicare altrove:- sostenere le persone in esecuzione penale mediante un aiuto concreto alle loro famiglie attraverso l’istituzione di borse di studio, presso soggetti educativi selezionati, riservate a ragazzi inseriti in nuclei familiari all’interno dei quali sia presente la problematica della carcerazione o dell’esecuzione penale esterna da parte di un genitore;- promuovere, sviluppare e potenziare soggetti che, vocazionalmente, già si occupano dell’accoglienza di persone “in uscita” dal sistema carcerario e del loro reinserimento lavorativo e sociale. Per maggiori informazioni si rimanda al sito https://managereeliberta.co m